ABRUPTO

7.8.06


EARLY MORNING BLOGS
834 - Proserpina, Cyane Libro V - vv 385-520

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Non lontano dalle mura di Enna s'apre il Pergo,
lago d'acque profonde; mai il Caistro,
nelle sue onde fuggenti, ode canti di cigni
più di quello. Una selva corona le sue acque
e ne avvolge le rive, e le fronde come velo
allontanano l'impeto di Febo. I rami danno ombra
e l'umida terra fiori d'ogni specie:
là eterna è primavera. Mentre in quel bosco
giocava Proserpina cogliendo bianchi gigli e viole
con gioia di fanciulla, a gara con le amiche,
colmandone il grembo e i canestri, la vide Plutone
e subito l'amò e la rapì: tanto fu rapido amore.
Proserpina, impaurita, chiamava con voce dolente
la madre e le compagne, ma più la madre;
e poi che lacerata alle spalle pendeva la sua veste,
caddero dalla tunica sciolta tutti i fiori.
V'era tanta innocenza nella sua fresca età,
che per i fiori caduti fu in pena la fanciulla.
E intanto Plutone dal carro incitava i cavalli
chiamandoli per nome ad uno ad uno,
e sul collo e la criniera scuoteva le briglie
d'oscuro colore di ferro. E passò dai profondi
laghi e gli stagni acri di zolfo dei Pàliei
che su ribollono da squarci della terra,
e là dove i Bacchiadi, gente di Corinto,
fra due porti ineguali, alzarono una città.

(Continua)

(Salvatore Quasimodo, Dalle "Metamarfosi" di Ovidio)

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Bom dia!

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© José Pacheco Pereira
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